Indice dei contenuti
- Quanti sono i crediti inevasi in Italia?
- Prestiti tra privati: una formula sempre più popolare
- Cosa succede quando non si paga un prestito tra privati?
- Le possibili ritorsioni in caso di mancato rimborso di un debito tra privati
- Conviene il prestito tra privati?
I prestiti non pagati rappresentano da tempo una vera e propria zavorra per il nostro Paese. Proprio i cosiddetti NPL (Non Performing Loans) sono infatti alla base della creditizia la quale pesa come piombo sull’economia reale. Ovvero su tutte quelle famiglie e imprese le quali non riescono a trovare sufficiente ascolto da parte di un sistema ripiegato su sé stesso e disposto di conseguenza ad accettare di intrattenere rapporti solo ed esclusivamente con soggetti i quali siano in grado di presentare tutte le garanzie richieste.
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Il problema, è che ormai in Italia i soggetti dotati di capacità reddituale o patrimoniale e di merito creditizio, ovvero le garanzie, rappresentano una minoranza. Si calcola che siano appena dieci milioni i cittadini residenti all’interno dei confini nazionali in grado di vedere accolta senza problemi una richiesta di prestito da banche e finanziarie.
Tutti gli altri o non vantano una busta paga (o pensione o altra fonte di reddito periodica) oppure vedono il proprio nome campeggiare in una lista di cattivi pagatori. Ovvero le liste redatte periodicamente dalle centrali rischi per segnalare chi ha avuto problemi nei suoi precedenti prestiti.
Si tratta, come è facilmente comprensibile, di una situazione potenzialmente esplosiva. Anche perché il numero delle persone che non riescono ad onorare i prestiti contratti continua ad essere molto elevato, come dimostrato dalle statistiche redatte sul tema.
Quanti sono i crediti inevasi in Italia?
Il fenomeno dei Non Performing Loans, noti anche come crediti deteriorati, è ormai da anni oggetto di grandi discussioni. Non solo in Italia, ove essi hanno raggiunto livelli record per circa 300 miliardi di euro, nel 2015, ma anche nell’ambito dell’Unione Europea, ove il picco raggiunto si è posizionato a quota 1000 miliardi.
Dal 2015 i crediti inevasi sono in continuo calo, anche grazie alla decisione di fare leva sulla cartolarizzazione per cercare di recuperarne almeno una parte. Restano però su livelli notevoli, i quali hanno ripreso a crescere nel corso degli ultimi mesi, sotto la spinta del Covid. Le chiusure delle attività non essenziali, infatti, ha comportato nuove difficoltà per famiglie e imprese. Tali da ripercuotersi sulla capacità di onorare debiti contratti prima del prolungato lockdown imposto dal governo. Tra i quali, anche quelli di formule creditizie non proprio convenzionali come i prestiti tra privati.
Prestiti tra privati: una formula sempre più popolare
Il credit crunch imposto dal circuito creditizio tradizionale, ha obbligato molte persone a cercare formule alternative per cercare di rimediare liquidità aggiuntiva molto preziosa in tempo di lockdown. Tra di esse una di quelle di cui si parla molto, ormai da tempo, è il prestito tra privati.
Perché se ne parla molto?
Il motivo è da ricercare nel fatto che nata in maniera anticonvenzionale e circoscritta a parenti e amici, questa soluzione nel corso degli ultimi anni è stata in pratica istituzionalizzata. Sotto forma di social lending, noto anche come prestito peer to peer.
Qual è la differenza tra le due forme di prestiti tra privati? In particolare è da ravvisare nella presenza di un intermediario. La quale non sussiste per ovvi motivi nel caso di parenti e amici, diventando invece essenziale nel social lending. Ove la funzione di intermediazione viene affidata ad una piattaforma online. Alla quale spetta il compito di mettere in contatti privati i quali non si conoscono e di vagliarne in via preliminare l’affidabilità, in particolare quella del richiedente. In base alle garanzie da questi assicurate, la piattaforma assegna un ranking, dal quale va a dipendere in definitiva il tasso di interesse del prestito. Il quale sarà naturalmente più alto all’elevarsi della rischiosità connessa al profilo di chi chiede il prestito.
Cosa succede quando non si paga un prestito tra privati?
Nel caso del social lending, i pericoli connessi al mancato pagamento del prestito concesso sono molto bassi e si prevede un modus operandi per il rientro del credito concesso che è quello tipico del credito tradizionale.
Molto diverso è invece il caso relativo ad un prestito il quale veda come controparti due parenti o due amici. In questi casi, infatti, il rapporto non prevede intermediari e si fonda su una conoscenza di vecchia data. Tale da spingere molti a sottovalutare la possibilità che il debitore sfugga all’obbligo anche morale di restituire quanto ottenuto.
La domanda d’obbligo, in queste situazioni, non può che essere la seguente: cosa accade nel caso in cui il debitore non onori l’impegno assunto all’atto del ricevimento dei soldi richiesti? Per poter rispondere occorre partire da una premessa: i prestiti tra privati possono essere concessi non solo dietro redazione di un vero e proprio contratto, ad esempio una semplice scrittura privata, ma anche senza che esso sia stipulato, ovvero in forma orale.
Ove si proceda ad un prestito di questo genere, si dovrebbe comunque avere l’accortezza di utilizzare due precauzioni:
- trasferire i soldi in questione alla presenza di almeno due testimoni;
- non versare la cifra convenuta in contanti, ma farlo tramite strumenti di pagamento tracciabili, ovvero assegni o bonifici.
In caso si proceda tramite una scrittura privata, in caso di mancato pagamento da parte del debitore è molto più facile riuscire a rientrare dei soldi prestati. Almeno all’apparenza, in quanto il diavolo risiede nei dettagli.
Le possibili ritorsioni in caso di mancato rimborso di un debito tra privati
Cosa accade quando il debitore non paga il suo debito con il privato che gli ha prestato i soldi? Le situazioni in un caso di questo genere possono essere di due tipi:
- non è in grado di pagare pur volendolo, in quanto magari le sue condizioni finanziarie glielo impediscono. In questo caso il creditore stanco di attendere può rivolgersi alla giustizia civile, chiedendo che venga emessa una ingiunzione di pagamento. Solitamente i tempi per ottenerla non sono lunghi;
- non intende farlo sottraendosi volutamente all’impegno assunto in forma scritta. In questo caso il creditore può denunciarlo per appropriazione indebita.
Anche nel caso la propria richiesta abbia trovato accoglimento positivo da parte della magistratura, occorre però sperare che il debitore non risulti nullatenente. In questo caso, infatti, occorrerebbe attendere che possa entrare in possesso di un bene in grado di andare a colmare la cifra sottoscritta. Nel caso poi che in attesa del ripiano del debito avvenga un suo decesso, il debito passa in carico ai familiari. Un obbligo che ha durata decennale, prima che intervenga la prescrizione, potendo essere rinnovato per il successivo decennio inviando una comunicazione scritta agli eredi prima che i dieci anni in questione scadano.
Conviene il prestito tra privati?
Quanto abbiamo appena detto, fa capire come anche il prestito tra soggetti vicini da un punto di vista sentimentale o uniti da lunga frequentazione è in grado di sollevare problemi di non poco conto. I quali possono infine rovinare il rapporto preesistente.
Proprio per cercare di prevenire il formarsi di situazioni scabrose, è quindi consigliabile fare le cose cercando di adottare un iter procedurale in grado di fornire garanzie. Il modo migliore è di dare vita ad una scrittura privata che abbia una parvenza di ufficialità, ovvero che sia registrata. Se si vuole evitare la registrazione, con relative spese, ovvero l’imposta di registro e l’imposta di bollo di 16 euro da applicare ogni quattro facciate del documento e comunque ogni 100 righe, si può comunque ricorrere ad una semplice raccomandata con ricevuta di ritorno. Ovvero inviare il testo redatto al debitore che provvederà a controfirmarlo e inviarlo di nuovo al mittente.
Al netto dei possibili contenziosi che possono insorgere tra i firmatari di un contatto di prestito simile, questa soluzione può in effetti convenire quando colui che richiede i soldi non ha la possibilità di ottenerli da una finanziaria o una banca per vari motivi. Ad esempio in quanto si tratta di un free lance senza tutele contrattuali. O abbia il suo nome iscritto in una lista di cattivi pagatori. Oppure, anche potendo averlo, può spuntare condizioni contrattuali più leggere di quelle molto salate praticate dalle aziende del settore.
Proprio i costi connessi ai prestiti sono infatti una voce tale da renderli scarsamente convenienti. Perché non provare a rivolgersi ad una persona con la quale si intrattengono rapporti da lungo tempo e prospettargli condizioni le quali possono remunerare un investimento magari contenuto da parte sua e comunque meno pesanti per sé stessi? Proprio questo, in fondo, è il presupposto logico del social lending, il quale riesce a porre i presupposti per prestiti sicuri e normati, ma anche più convenienti per le controparti. A partire dal debitore, il quale si vedrà sottoporre un piano di rientro sicuramente meno pesante rispetto a quelli proposti attualmente dalle finanziarie tradizionali.
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