Prestiti tra privati senza garanzie

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Come è noto, per poter avere un prestito da una finanziaria o una banca è necessario produrre delle garanzie a supporto della propria richiesta. Si tratta in effetti di un obbligo comprensibile: chi mai presterebbe i propri soldi ad una persona che magari non ha una busta paga o un patrimonio da cui attingere per poter restituire i soldi avuti? Oppure ad una la quale magari è stata segnalata in un elenco di cattivi pagatori o, peggio ancora, è protestata?

Il problema, però, in Italia è rappresentato dal fatto che sono ormai sempre di meno le persone che sono in grado di produrre le garanzie richieste da banche e finanziarie. Andiamo quindi a vedere la situazione reale e cosa comporti tutto ciò per chi è alla ricerca di liquidità aggiuntiva su cui far leva per migliorare la propria posizione finanziaria.

Le garanzie: quali sono quando si chiede un prestito?

Quando si parla di garanzie da presentare a rinforzo della propria richiesta di prestito, ci si riferisce a due tipologie di esse:

  1. di carattere reddituale o patrimoniale. Occorre cioè dimostrare di avere la capacità finanziaria per poter restituire quanto ricevuto e i relativi interessi indicati in sede di contratto. O, in alternativa, delle proprietà sulle quali si può emettere una ipoteca;
  2. in termini di merito creditizio. Ovvero il non essere protestati oppure avere il proprio nome in bella evidenza su una lista di cattivi pagatori emessa dalle centrali rischi, come ad esempio quella compilata periodicamente dal CRIF.

Occorre anche sottolineare che la mancanza di garanzie può essere aggirata. Per farlo occorre però presentare una persona disposta a metterle al posto del contraente principale, ovvero il garante. Il quale deve essere non solo caratterizzato da sufficiente capacità reddituale o patrimoniale e merito creditizio, ma anche disposto a subentrare al garantito ove questi per qualsiasi motivo non sia più in grado di onorare l’impegno assunto con il piano di rientro.

In Italia sono pochi a poter presentare le garanzie

Una volta capito cosa si intenda per garanzie, possiamo passare al vero problema che caratterizza il nostro Paese. Ovvero il fatto che coloro i quali sono in grado di produrle a sostegno di una richiesta di prestito rappresentano ormai una minoranza. Secondo alcuni recenti calcoli, infatti, appena dieci milioni di nostri connazionali sarebbero in grado di farlo. Tutti gli altri ne sono impediti dall’assenza di una busta paga o da uno storico dei pagamenti di precedenti prestiti non proprio invitto.

Come si può facilmente comprendere, si tratta di una logica conseguenza dell’ormai prolungata crisi economica scoppiata nel 2008. La quale si è andata a sommare ad una riforma del mercato del lavoro la quale ha tolto la tutela rappresentata dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Per effetto del quale tutti i lavoratori privati possono essere licenziati per motivi economici.

Una crescente precarizzazione tale da andare ad interessare in maniera diretta il settore creditizio. Il quale, non a caso, ha provveduto a chiudere i rubinetti, inasprendo notevolmente i criteri di accesso ai prestiti. Costringendo perciò molte persone a mettersi alla ricerca di formule alternative. Una ricerca che ha premiato un ben determinato prodotto che gli italiani conoscono bene, per averlo praticato almeno una volta nella vita: il prestito tra privati.

Il prestito tra privati è tornato in auge

Ormai da decenni il prestito tra parenti o conoscenti di più o meno lunga data rappresenta una consuetudine, nel nostro Paese. Quando in gioco sono somme non proprio eclatanti, nell’ordine di poche migliaia di euro, non è difficile trovare ascolto presso una controparte che magari si è aiutata nel passato.

Se il finanziamento avviene tra parenti o tra amici, si parla di prestito tra privati. I quali possono fare il tutto senza l’ausilio di un intermediario oppure rivolgendosi ad una piattaforma online per appianare tutti i possibili ostacoli e predisporre il tutto nel modo migliore. In questo secondo caso si parla di social lending, un fenomeno sempre più diffuso in ogni parte del globo e che potrebbe in un arco temporale più o meno lungo soppiantare il credito tradizionale.

Questa formula può avvenire tramite la compilazione di un vero e proprio contratto, una scrittura privata che può anche non essere oggetto di registrazione, nel caso si ricorra ad uno scambio epistolare. Oppure limitando il tutto ad un accordo di carattere verbale, avendo magari l’accortezza di farlo di fronte ad almeno due testimoni.

La vera differenza tra social lending e prestito tra privati senza intermediari, è però da ravvisare nel fatto che il primo presuppone la presentazione di garanzie, il secondo no. Andiamo a vedere meglio di cosa si stia parlando.

Prestito tra privati: possono anche non esserci le garanzie

Come abbiamo già ricordato, i prestiti peer to peer (social lending), vedono l’intervento di una piattaforma. La quale mette in contatto prestatori e richiedenti, ricavandosi una provvigione proprio per il servizio prestato in tal senso. E che ricava il suo profitto anche dalle iscrizioni alla piattaforma.

Quando si deve valutare l’affidabilità di un richiedente, però, è assolutamente necessario che questo presenti garanzie. Da esse, infatti, va in definitiva a dipendere il ranking, ovvero il grado di affidabilità dal quale la piattaforma ricaverà il tasso di interesse da applicare al prestito chiesto da un determinato cliente.

Nel caso in cui si intende dare vita ad un prestito tra privati all’interno del quale le garanzie non entrino in gioco, la soluzione ideale è, quindi, proprio quella rappresentata dallo scambio di denaro tra amici o parenti. In questi casi, infatti, chi presta i soldi conosce personalmente il richiedente e fonda sui dati conosciuti il convincimento che questi onorerà il debito contratto.

Siamo naturalmente nel campo della semplice speranza e della fiducia nel rapporto stretto esistente tra le controparti. Proprio per questo motivo, però, chi concede i soldi dovrebbe puntare a cautelarsi con una scrittura privata. La quale potrebbe fare da prova nel caso il mancato rimborso del prestito lo costringesse a rivalersi a termini di legge. Oppure ripiegare sul prestito con cambiali, ovvero tale da vedere la presenza di titoli a fronte di una ipoteca su un bene messo in pegno dal richiedente.

Il debitore insolvente può essere denunciato

Come abbiamo visto, quindi, il prestito tra privati può anche avvenire senza alcuna necessità che il debitore presenti garanzie, che molto probabilmente non possiede. La speranza del prestatore è naturalmente che la controparte riesca ad ottemperare al piano di rientro concordato. Chi ha utilizzato questa formula all’interno di un rapporto di lunga data sa che chi presta i soldi non si muove nella logica ferrea di una finanziaria. Ed è quindi disposto a soprassedere nel caso la restituzione della cifra concessa avvenga in ritardo, con qualche strappo alla regola messa a base dell’accordo.

A volte, però, accade che il debitore non sia in grado di restituire i soldi o non intenda farlo. In questo caso si rende quindi necessario fare ricorso alla giustizia. Eventualità che rende obbligatoria la presentazione delle prove relative all’accordo intercorso. Ecco perché gli esperti consigliano di sottoscrivere un contratto sotto forma di scrittura privata, o di utilizzare due testimoni in caso di accordo verbale.

La situazione che si viene a formare in questa eventualità può essere di due tipi:

  1. il debitore si dichiara esplicitamente contrario ad assolvere al suo obbligo. In questo caso al prestatore si apre la strada di una querela per appropriazione indebita;
  2. oppure afferma di non essere in grado di poter restituire quanto era stato concordato. Ove ciò accada il prestatore può ricorrere ad una procedura per il recupero crediti, in sede di giustizia civile, al fine di ottenere una ingiunzione che obblighi il debitore ad onorare la parola data. Si tratta però di un procedimento tale da presentare più di una difficoltà. Soprattutto se la controparte rientra nella categoria dei nullatenenti. Ovvero non disponga, almeno ufficialmente, di alcun bene su cui chi vuole rientrare dei soldi concessi possa rivalersi.

A rendere ancora più complicata la situazione, infatti, c’è il discorso relativo alla prescrizione. Che nel caso dei prestiti decorre a partire dal decimo anno. Per evitare la decadenza a livello legale, si deve attivare una procedura tesa a ricordare al debitore il persistere dell’obbligo assunto. Lo si può fare tramite l’invio di una raccomandata o di una comunicazione di posta elettronica certificata (PEC). Nel caso in cui il debitore sia deceduto nel frattempo, il debito passa a carico dei familiari. Ai quali dovrà essere eventualmente ricordato come il debito sia ancora in piedi e attenda solo di essere estinto.

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