Prestiti tra privati senza reddito: quali altre garanzie?

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Nella polemica sul Reddito di Cittadinanza, molto spesso fa capolino un dato, quello relativo al numero dei poveri in Italia. Se il provvedimento bandiera del M5S ha avuto il merito di fornire un reddito a chi per svariati motivi non lo aveva, va comunque sottolineato come nel corso degli ultimi anni questo dato abbia continuato a crescere senza sosta. A causa del saldarsi di alcuni fattori di non poco conto, a partire da livelli di stipendi e pensioni che sono sempre più inadeguati a fornire sicurezze.

Basti pensare che nel corso del decennio tra il 2008 e il 2018  gli italiani che non fanno pasti adeguati, non riescono a scaldarsi d’inverno e hanno problemi ad acquistare vestiti (i parametri su cui si basa la definizione ISTAT di “povertà assoluta“) sono passati da 2,5 a 5 milioni. Nello stesso arco temporale il reddito medio disponibile per le famiglie è tornato ai livelli degli anni ‘90, quando il livello dei prezzi non era ancora stato intaccato dall’introduzione dell’euro.

Non meno dolenti, poi, le note sull’occupazione. Non solo le continue crisi economiche seguite allo scoppio della bolla dei mutui Subprime e all’arrivo del Covid nel nostro Paese hanno colpito il mondo del lavoro riducendo i posti, ma il numero di ore lavorate è ancora sotto ai livelli di un tempo. In pratica, se più persone lavorano, lo fanno però per meno tempo e con minori stipendi.

I redditi in Italia sono sempre più aleatori

Politica dei redditi: quante volte nel nostro Paese si è sentita la politica parlare di questo tema? Purtroppo alle tante parole non sono mai seguiti i fatti. Tanto che in Italia ormai si è formato un vero esercito di persone senza reddito o con livelli reddituali assolutamente insufficienti.

Una situazione abnorme, figlia di una lunga serie di scelte errate, la quale non ha mancato di riflettersi su molti settori della nostra vita. Tra i quali quello creditizio. Con finanziarie e banche sempre più chiuse di fronte alle richieste di sostegno all’economia reale. In pratica, chi non è in grado di produrre garanzie sotto forma di adeguata busta paga non ha alcuna possibilità di allacciare rapporti con questo settore.

Tanto da spingere molte persone a muoversi alla perenne ricerca di forme creditizie alternative. Tra le quali si è segnalato nel corso degli ultimi anni il cosiddetto prestito tra privati. Di cosa si tratta? Cerchiamo di capirlo meglio.

Cos’è il prestito tra privati

Il prestito tra privati è quello che vede due persone (ad esempio parenti o amici) dare vita ad un contratto con il quale uno presta una determinata cifra all’altro. Il rapporto instauratosi tra le due parti può essere coronato da una scrittura privata o anche verbale.

Nel primo caso il contratto deve cercare di soddisfare alcuni criteri normativi, nel secondo essere sottoposto alla presenza di almeno due testimoni. Occorre cioè avere l’accortezza di codificare l’obbligo di restituzione da parte del debitore, di modo che ove questi non assolva al suo dovere il prestatore possa rivalersi. Per farlo, si può procedere in due modi:

  1. denunciando la controparte per appropriazione indebita
  2. portando avanti una causa civile tesa ad ottenere una ingiunzione per la restituzione della somma oggetto della pattuizione.

Vanno anche ricordate alcune cose di grande rilievo, in questo ambito. In particolare:

  • il prestito può essere fruttifero, ovvero tale da prevedere un tasso di interesse, o infruttifero;
  • ove sia fruttifero il tasso di interesse deve essere sotto il tasso di usura stabilito periodicamente dalla Banca d’Italia;
  • la somma concordata deve essere consegnata in modo da non violare la normativa antiriciclaggio. Ove cioè si tratti di una cifra superiore ai mille euro non si possono utilizzare contanti, ma è obbligatorio ricorrere a strumenti in grado di tracciare il movimento di denaro in atto.

Anche nel prestito tra privati è necessario produrre garanzie in termini di reddito?

Come abbiamo visto, il prestito tra privati può vedere implicate nella trattativa due parti molto vicine, come parenti o amici. In questo caso, si presume che chi presta i soldi sia a conoscenza della situazione reddituale della controparte e delle sue difficoltà a relazionarsi con il sistema creditizio tradizionale.

C’è però un altro caso di prestito tra privati, il quale prevede l’intervento di un intermediario. Si tratta del social lending, in cui una piattaforma online svolge questa delicata funzione. Assumendosi il compito di spianare la strada non solo ad una felice conclusione della trattativa, ma anche a garantire il rientro dei soldi prestati più gli interessi fissati nel corso di essa.

In questo caso, il reddito del richiedente viene sottoposto ad esame. Dal quale viene stabilito anche un punteggio da assegnare al richiedente, teso in particolare a stabilirne il grado di affidabilità. Dal quale, peraltro, va anche a dipendere il tasso di interesse. Una procedura tesa con tutta evidenza a fare in modo che non si verifichino problemi nei rapporti tra le controparti.

Gli appunti della Banca d’Italia

Proprio a proposito della fase di istruttoria messa in campo dalle piattaforme di social lending, si è espressa di recente la Banca d’Italia. Lo ha fatto all’interno di un documento nel quale si procede ad un esame dei prestiti peer to peer, altro nome con cui viene indicata questa di prestito tra privati.

Qual è il giudizio espresso in questa occasione? Se i prestiti tra privati sono considerati una buona alternativa, nel modus operandi messo in atto da queste piattaforme va anche sottolineato un possibile difetto. Ovvero la scarsa attenzione nel considerare i requisiti dei richiedenti, che a detta di Bankitalia può rivelarsi un problema per chi presta i soldi.

Se a prima vista sembra una obiezione sensata, va però anche ricordato che le piattaforme più serie sono solite mettere in campo un surplus di attenzione, proprio al fine di proteggere la reputazione della stessa. Il loro guadagno, infatti, si verifica sotto forma di provvigioni sulle cifre stanziate e di iscrizioni alla piattaforma. Episodi negativi possono non solo intaccare il credito presso prestatori e richiedenti, ma spingere altre persone a tenersi lontane da una formula creditizia che è invece in grande crescita.

Social lending: conviene realmente?

Il social lending rappresenta una soluzione disegnata per cercare di dare una soluzione ad un problema sempre più vistoso, quello rappresentato dall’impossibilità di molte persone di avere risposte alle proprie esigenze di liquidità da parte di un settore creditizio non molto disposto in tal senso. Sul quale continuano a gravare i tanti crediti inesigibili accumulati nel corso di un decennio, quello appena finito, molto complicato.

Di fronte a questa chiusura per molti si è reso necessario cercare canali alternativi. Individuando proprio nei prestiti peer to peer una possibile soluzione. La domanda che ci si deve porre, in questo caso, è la seguente: il social lending conviene realmente? La risposta non può che essere affermativa.

Il motivo di questo giudizio è da ricercare soprattutto nei seguenti fattori:

  1. i piani di rientro previsti sono effettivamente più leggeri di quelli prospettati nel caso dei finanziamenti tradizionali. A renderli tali sono in particolare la mancanza di alcuni costi di gestione, ad esempio di personale o affitto di locali, i quali vanno invece a gravare sulle finanziarie operanti lungo il territorio;
  2. la notevole facilità con cui si possono allacciare rapporti con le varie piattaforme. Basta infatti collegarsi al web e navigare al portale individuato per riuscire nell’intento;
  3. la grande rapidità delle procedure. Chi ha le carte in regola non deve sottoporsi alle attese spesso sfibranti collegate alla fase di istruttoria delle finanziarie tradizionali, grazie alla forte compressione dell’iter burocratico.

Attenzione alle truffe

Se il social lending può risultare effettivamente conveniente, si deve anche ricordare che per poter riversare i suoi effetti benefici sui richiedenti è necessario individuare le aziende realmente serie. Evitando in particolare le piattaforme utilizzate con l’esclusivo scopo di raggirare gli utenti meno accorti.

Anche questo settore, infatti, nel corso degli ultimi anni è stato individuato da molti truffatori come il terreno di caccia ideale. Promettendo ad esempio ai prestatori tassi di interesse molto più alti di quelli effettivamente in vigore, in modo da spingerli a investire soldi che non rivedranno mai.

Per evitare di perdere i propri soldi, si consiglia di conseguenza la massima prudenza. E$ anche di cercare informazioni online sui vari episodi che hanno caratterizzato anche il social lending negli ultimi anni. Sul web è peraltro possibile appurare la serietà dei vari operatori e la reputazione di cui godono presso il grande pubblico. La cosa realmente importante è non cedere istintivamente alle sirene dei truffatori e riflettere attentamente su cosa si sta facendo.

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